Te la ricordi, tu che mi manchi, quell’alba
di Giuseppe CONTE

 Ascoltavo alla radio una trasmissione di VOLO, non molto concentrato perché - forse anche per la necessità di fare programma - ma non é che Volo in poesia ci prendesse molto.

Così solo a metà lettura mi resi conto dell'inaspettata bellezza della poesia, che stava recitando; subito mi misi a riscriverla a memoria, con anche la complicazione di memorizzare il seguito.

Ancorchè di nascita avessi avuto in dono una memoria praticamente fotografica, già anziano e per la distrazione iniziale, non Vi posso garantire né di averla riscritta correttissimamente né nella sua interezza: é comunque ugualmente molto bella.

Te lo ricordi, tu che mi manchi, quel mattino,
quando dormivamo nudi vicino
e un sole sorgente da oriente,
ma bramoso d’occidente,
comparve sui nostri vetri e ci svegliò.
Te lo ricordi, tu che mi manchi, oppure no?

Un primo raggio, potente e sereno,
m’abbagliò, riflesso dal seno,
scatenando, in un solo istante,
un’erezione di voglia montante,


un riflesso di quel fuoco disperso
che dette origine all'universo:
il bisogno di fare l'amore
è creatore di tutte le aurore.